LA
RINASCITA DEI DOMINATORI
Artrid
si avvicinò al corpo del padre e cominciò a fissarlo. Rimase ore ed
ore seduto a terra a guardare quel volto ormai senza vita, fino a
quando non si avvicinò a lui un ragazzo alto e paffuto, dicendo:
”ciao sono Eloch, anche a te i morti fanno un brutto effetto, vero?
Vieni con me, ti porto in un posto dove ti passerà tutta questa
angoscia”. Artrid si alzò e seguì quel bambino fuori città. Si
fermò di colpo ed annunciò ad Artrid che erano giunti:”Guarda che
bello questo lago, guarda quanti animali, sembra un posto irreale,
ed è per questi motivi che viene chiamato “Lago delle Creature
Incantate”, perché secondo la leggenda ogni giorno vengono qui i
folletti a giocare”. Eloch, non essendo un divinatore, non poteva
vedere come tutti gli altri le creature magiche,ma Artrid sì, vedeva
questo lago incantato ricoperto da folletti bassi e buffi. Ormai era
sera e quando stavano tornando in città sentirono una voce provenire
dal lago che gridava: “Aiuto! Sto Annegando!”. Il divinatore si
girò verso il lago, corse e, senza pensarci, si tuffò in acqua.
Riuscì a salvare la bambina che, dopo essersi ripresa dallo
spavento, ringraziandolo disse: “Grazie, non so come ricambiare il
favore. Stavo camminando sulla riva, quando ad un tratto ho perso
l'equilibrio e sono caduta nel fiume.”. La bambina, che si chiamava
Adhara, riconobbe subito Artrid: lo aveva difeso dentro le mura della
città. Si presentarono, compreso Eloch, e divennero amici.
Passarono
molti anni e ormai Artrid si era trasferito in città, nessuno sapeva
che era un divinatore, solo Eloch e Adhara, la sua ragazza, e Pufin,
il folletto che lo aveva accompagnato già da piccolo. Il divinatore
aveva una vita normale: lavorava, usciva e evitava di parlare con i
folletti che incontrava in città, perché aveva paura di essere
impiccato come suo padre per ordine del re. Questo era troppo vecchio
ed era chiaro che non gli restava molto da vivere. Non avendo figli o
parenti a cui affidare il regno e volendo sterminare una volta per
tutte la razza dei divinatori, nel giorno di seconda luna, fece
radunare in piazza tutti i ragazzi più forti e coraggiosi del regno,
dicendo loro: “ è il vostro re che vi parla! Ho la necessità di
trovare un successore forte e audace. E' per questo che chi riuscirà
a distruggere l'ultimo divinatore distruggendo così anche tutte le
creature magiche, con la Spada dei Divinatori, forgiata dalle
creature magiche e dai divinatori più potenti, otterrà il trono.
Nel corso dei secoli molti hanno provato ad entrare nel castello dove
si trova la spada ma nessuno è mai tornato vivo. Perciò chi vorrà
diventare il mio successore dovrà esporsi a molte difficoltà
compresa la morte”. Artrid fu uno dei primi a fare i bagagli ma non
per distruggere se stesso e tutte le creature, ma distruggere la
spada prima che la prendesse qualcun altro. Tornò a casa e insieme
alla sua compagnia si prepararò per partire nel giorno stabilito dal
re. Era ora, erano pronti a partire, ma si avvicinò Hoc, il ragazzo
che lo aveva umiliato da piccolo, e gli disse spavaldo: “ Sei
pronto a morire? Non c'è bisogno che parti, tanto sarò io il futuro
re” e si allontanò di colpo. Artrid aveva una marcia in più,
perché oltre ad essere un divinatore era in possesso degli oggetti
magici di Pufin. Il cammino si prometteva molto difficile anche se le
tappe non erano molte: per primo bisognava inoltrarsi nella Grotta
dei Guerrieri di Cristallo, poi oltrepassare la Montagna delle Paure
ed infine la Vallata dei Titani; salirono sui cavalli e
s'incamminarono verso la prima tappa, ovvero la Grotta dei Guerrieri
di Cristallo. Arrivati dinanzi a quell'orrido posto, Artrid cominciò
ad avere paura alla vista dei resti di ossa umane davanti
all'ingresso della grotta , ma entrò convinto prima di tutti gli
altri. Quei mostri erano sì di corporatura apparentemente fragile,
ma combattevano con la mente: mangiavano chiunque perdeva contro di
loro. Dopo aver percorso un lungo corridoio, si trovò dinanzi ai
Guerrieri di Cristallo che cercarono di impossessarsi della loro
mente. Stavano per riuscirci, era finita per loro. Ma ad un tratto i
Guerrieri si bloccarono, grazie al paralizzante di Pufin. Corsero
velocemente verso una luce che credevano fosse l'uscita, ma si
sbagliavano: era un'enorme stanza dove si trovava un mostro di
ghiaccio terrificante. A differenza degli altri mostri, combatteva
con delle stalattiti di ghiaccio che sparava dalla bocca: era molto
più potente di quelli che aveva affrontato prima, e nemmeno Pufin
poteva batterlo. Artrid pensò che si poteva battere con l'astuzia:
cominciò a provocare il mostro che colpiva con forza le pareti della
stanza e i raggi del sole che penetravano dalle crepe sciolsero la
creatura. Usciti dalla grotta, si accamparono per la notte e da
lontano videro Hoc, che era riuscito ad oltrepassare anche lui la
prima tappa. Si avvicinò e disse: “Artrid, sei riuscito a passare
insieme ai tuoi amici, e mi sorprende che quel pappamolle di Eloch
sia ancora vivo.” e scomparve nel nulla. Tutti si misero a dormire
ma Eloch rimase sveglio, tormentandosi tra il suo desiderio di
diventare re che lo accompagnava sin da bambino e la necessità di
proteggere Artrid che invece glielo avrebbe impedito; dopo, stanco si
addormentò. Si svegliarono all'alba e partirono verso la Vallata
delle Paure, per arrivarci dovettero scalare montagne e durante il
percorso videro i corpi degli altri ragazzi morti per la fatica.
Arrivati alla Valle, Pufin svenne, perchè le creature magiche
avevano tanta paura di entrare in quella vallata. Così Adhara prese
Pufin e se lo mise sulle spalle.
Dopo
una lunga dormita, Artrid sì svegliò e non trovò nessuno, tranne
Pufin. Qualcuno li aveva rapiti, forse Hoc,il quale sembrava volere
che Artrid si ritirasse. Il divinatore scoppiò a piangere, non si
immaginava che i suoi amici potessero essere tanto in pericolo, ma
invece sì. Si fece forza e si alzò, prese la sua roba e corse verso
l'ultima tappa, la Valle dei Titani. Artrid non era forte come i
Titani, e né lui né Pufin, avevano i mezzi per fermarli, perciò
decisero di batterli in velocità: prese Pufin e corse più veloce
della luce fino a buttarsi un un bosco per salvarsi. Attraversò in
lungo e in largo quel bosco umido e pauroso, fino a trovare il
castello: era magnifico e maestoso, era popolato da migliaia e
migliaia di creature magiche . Per un umano, sarebbe stato
impossibile arrivare fino all'ultimo piano, ma per un divinatore no.
Quando stava per afferrare la Spada dei Divinatori, qualcosa lo
colpì, si girò e dietro di lui c'era Eloch. Così Artrid gridò:
“Eloch! Sei salvo!” e Eloch estraendo la sua spada rispose: “
Sei finito!”. Artrid era in vantaggio, ma Eloch, con un colpo di
spada lo fece cadere. Artrid gridò: “Perché mi fai questo?” e
Eloch: “Tu mi hai sempre oscurato, sono sempre stato dietro di te,
inoltre sapevi quanto mi piace Adhara, e tu me l'hai rubata! Ora, non
solo la sposerò, ma diventerò re e mostrerò la tua testa al
popolo!” Mentre stava per prendere la spada cadde a terra: Hoc da
dietro lo aveva ucciso. Poi disse ad Artrid che era ancora a terra
senza parole per lo spavento e la sorpresa: “Non chiedermi perché
l'ho fatto. Ho sempre sospettato che avessi qualcosa di strano, che
fossi diverso da tutti gli altri. Quando, durante il mio viaggio, ho
capito la verità e ho scoperto i piani di Eloch, ho deciso di
seguirvi, per proteggervi. Sei tu il nostro re, il vero Divinatore.”
Eloch si inchinò soprendentemente e Artrid, mettendogli una mano
sulla spalla lo abbracciò. Il ragazzo aveva portato già in salvo
Adhara e, dopo essersi ricongiunti tutti, fecero ritorno alla città
trasportando la Spada magica. Il re sapeva che chi avesse riportato
la spada sarebbe stato il divinatore: in questo modo avrebbe potuto
ucciderlo. Purtroppo morì prima di vedere in faccia il suo nemico.
Così Artrid diventò re e insieme ad Adhara diede vita a un regno
pacifico e a una lunga e amata dinastia. L'eroe rimase nei ricordi di
tutti come “il Re Divinatore”.
Alberto De Paolis, Antonio Matassa e Daniele Denni