“Allacciate le cinture di sicurezza !” spiegò l’ hostess.
L’ aereo stava per partire, e Valerio pensava come Uccio se la sarebbe cavata. L’ aero percorse qualche metro prima di partire, e come un volatile spiccò il volo. Dopo circa due ore atterrò allo aeroporto di Parigi e Valerio con il cuore in gola cercò un taxi che lo portasse al tribunale per sostenere il fratello.
“Come sono felice di rivederti!” esclamò Uccio vedendo il fratello.
I due si abbracciarono ed Uccio spiegò come erano andate veramente le cose.
Entrarono nella sala adibita a tribunale. Iniziò l’udienza ed entrò il giudice. Aveva due occhi neri che fissano chiunque attentamente, a ogni misero movimento, astuti, penetranti e seri. Un cuore di ghiaccio che non si scioglieva neanche davanti a un pianto, rigido sulle punizioni date, al punto tale che nessuno riusciva a fargli cambiare idea.
Ad Uccio, vedendolo entrare, iniziarono a tremare le gambe: avrebbe tanto voluto scappare. La paura lo tormentava, avvolgendogli lo stomaco.
La sua fortuna lo tirò fuori da quella situazione indescrivibile: si accertò che non c'erano prove sufficienti per avviare il processo che quindi fu rimandato al mese successivo. Uccio provò un sospiro di sollievo,sapendo che non avrebbe più rivisto quel giudice,almeno per un po' di tempo.
Quella sera, Valerio chiamò, affinché lo raggiungessero nella camera d'albergo,i suoi amici più stretti: Tobia e Bianca, che come lui facevano parte della squadra di ciclismo. Chiamò anche i suoi genitori. Voleva vederci chiaro e, considerando Uccio innocente, volle studiare meglio quanti fino ad allora gli erano stati vicino. Sia la mamma che il padre si comportavano in maniera strana: si lanciavano occhiate strane, non aprivano bocca come se avessero visto un fantasma.
Valerio incominciò ad interrogare i compagni di squadra di Uccio e i propri genitori.
-Tutti voi conoscete Uccio e sapete che non farebbe mai una cosa come quella per cui è accusato. E tutti voi eravate con lui fino al momento prima della partenza. Se davvero si fosse dopato, dovreste aver visto qualcosa, giusto? Voi con chi eravate, prima della partenza dell'ultima tappa?.
-Noi non …. Sappiamo … Niente, e poi non potremmo mai...”
“No, non possono essere stati i miei genitori…” pensò tra sé e sé, mentre, impaurito, tremava al solo pensiero che in qualche modo potessero essere coinvolti.
-Non potremmo mai fare una cosa del genere, insomma… è nostro figlio...” Tra loro calò un silenzio, rotto dai compagni di Uccio:
-Beh, noi l' abbiamo visto litigare con l' allenatore, ma poi hanno sistemato tutto tra loro. Non sappiamo altro...”
“Sapevo che voi dovevate conoscere qualche dettaglio di questa brutta storia”, pensò Valerio “ Non vi volete cacciare in grossi guai e negate tutto, non è vero? beh, andrò a fondo, statene certi”.
Passarono giorni e giorni e mancava davvero poco al giorno dell’udienza: Uccio si sarebbe ritrovato un’ altra volta davanti al quell' uomo terrorizzante, il giudice. Mancava ancora la prova che dimostrasse che Uccio fosse veramente innocente.
Intanto la vita proseguiva secondo una strana normalità. Un giorno, Valerio vide la madre che stava sistemando la spazzatura e, al suo arrivo, diventò improvvisamente nervosa.
“Mamma, la porto io la spazzatura fuori, non ti preoccupare.”
“Ma no, tranquillo, vado io.”
“Su mamma!” esclamò Valerio
“No!! Ti ho detto che vado io!” ribatté la madre
Sbatté la porta così forte che dal sacco nero cadde una bottiglietta molto piccola,al cui interno non c’ era più niente. L’ etichetta era strappata e non si capiva cosa ci fosse scritto.
Valerio la raccolse e senza pensarci su, la buttò, pensando che fosse uno dei medicinali della mamma. Era veramente stanco e spossato da tutta quella storia ed ormai faceva gesti in modo meccanico, senza concentrasi affatto sulle cose. Solo il nonno lo tirava su. Con lui si sfogava, ma, pensando che alla sua età la storia di Uccio potessero risultargli fatale, non gli raccontò mai nulla di quella brutta storia. Valerio sentiva, sulle sue spalle, il peso di questo incarico che non lo faceva respirare. Poi deciso, incominciò:
“ Nonno, forse non avrei dovuto tenerlo dentro, ma avevo paura. Riguarda Uccio…Nonno, dicono che si sia dopato e… io sto cercando di capire chi sia stato, ma… ecco la mia paura…e se fosse stato davvero Uccio, come dicono? Io non voglio crederci, però…”
Il nonno lo guardò, poi fece un sorriso nascosto.
“ Valerio, dimmi con sincerità, da quanto tempo non parli con Uccio? Ma prima che tu mi risponda, ti faccio un' altra domanda. Tu hai fiducia in tuo fratello?”
Valerio iniziò a guardare gli occhi del nonno. Vedeva una storia dietro quegli' occhi.
“ Beh, è da quel giorno che non ci sentiamo...”
“ Cosa??? Ma allora che aspetti a correre da lui e parlare, solo lui può rispondere a tutte le tue domande! Sempre se hai fiducia in lui!”
“ Nonno, vorrei tanto continuare a parlare con te, ma devo veramente fare una cosa, senza offesa, più importante!”
Valerio corse e corse e intanto pensava a cosa avrebbe potuto dirgli dopo tutto quel tempo. Si ritrovò davanti alla porta fatale. Era socchiusa e da lì non usciva nessun rumore, e a quanto sembrava nessuno ne era entrato. Fece un profondo respiro e aprì la porta. Silenzio. Non poteva più uscirne. Uccio si girò, fissò per un po' Valerio e si rigirò sul suo libro. Valerio fece un passo, poi un altro ed infine un altro ancora. Poi lacrimando corse ad abbracciare il fratello. Gli mancavano quegli abbracci. Lo strinse sempre più forte e anche Uccio non si fece indietro a contraccambiare.
“ Quanto tempo, Uccio, io ti posso spiegare, sono stato lontano da te, perché ero stato un codardo e cercavo solo di non sfigurare la nostra famiglia. Scusami...”
“ Valerio, Valerio, tranquillo, non è colpa tua, è normale che tu abbia reagito così, ma se proprio vuoi sapere e davvero credi in me, sappi che non mi sarei mai dopato. Prima di iniziare la mia carriera, anni fa, mi dissi che se l' avrei fatto, sarei stato famoso per la mia bravura e non per delle pasticche o cosa sono. Capisci? E sappi che sono stato aiutato da un grande, sai bene quanto nonno mi ha aiutato. E credo che sai bene quanto mamma e papà ne siano contrari… Non voglio accusarli, ma ultimamente mi sembrano strani e mi ripetono di continuo che il ciclismo porta a doparsi. E mi sembra che papà sia stato molte volte fuori casa e non per lavoro. Ma ora voglio passare un po' di tempo con te. Che ne dici di andare a farci una passeggiata?”
Ancora in lacrime Valerio annui. I due passarono un pomeriggio fantastico, che non passavano da mesi ormai.
Tornarono a casa e nuovamente la mamma era a sistemare la spazzatura. Questa volta insistettero in due per portarla giù e nuovamente la busta si ruppe e uscì la solita bottiglietta. Valerio la prese e fece per rimetterla dentro, quando Uccio la fermò.
“Mamma, ma questo è… è il medicinale per cui mi hanno accusato! Accidenti…Lo sentivo che c’entravate tu e papà! Ma, ma perché? Io credevo che a voi andasse bene… Avete rovinato il mio sogno e non vi permetterò di rovinare anche quello di Valerio! Io non so che fare, la polizia… Io non posso…”
“ Uccio! Ma come… tu… Sì, è vero, siamo stati noi, ma a quanto pare non puoi accusare i tuoi genitori, rovineresti la tua e la carriera di Valerio…” non finì che scoppiò a piangere.
Valerio non poteva vedere la madre lacrimare, che si disperava.
“ Ma cosa succede?!” Era il nonno.
Valerio corse ad abbracciarlo. Uccio rimase serio, a fissare la madre in lacrime. In quel momento, tornò anche il padre. “ Ma che...”
Uccio si girò verso il padre e con gli occhi fulminei, e allo stesso tempo delusi, lo fissò.
“ Senti Uccio. Io ti avevo avvertito che il ciclismo ti portava al doping e non puoi prendertela con noi.”
Non l' avesse mai detto, il nonno staccò da sé le braccia di Valerio e camminò verso il gruppo.
“ Io ti sembro, per caso, un dopato? Eppure hai sposato mia figlia. Hai sposato la figlia di un dopato? Non credo proprio. Tutt'altro. Io dovrei denunciare mia figlia e suo marito e Uccio dovrebbe denunciare i propri genitori. Ma no. Non lo faremo. Voi giustificherete il ragazzo che non ha fatto uso di droghe e se proprio avete paura mi presenterò io. Forse si ricorderanno del primo posto del Giro di Italia.”
Tutto andò a gonfie vele e Uccio arrivò primo. Ma soprattutto a tifarlo c' erano tutti. Proprio tutti, genitori compresi.
Valerio con l' aiuto del nonno, iniziò la sua carriera che lo avrebbe portato, qualche anno dopo a salire sul podio del Tour de France, proprio come il nonno. Quel nonno che, quel giorno, avrebbe sorriso orgoglioso dal cielo.
(Emanuele Galizia,…IB)
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Non potevo credere che mio fratello fosse stato arrestato per doping! Per me c’era qualcosa sotto. Seduto sul divano insieme a mia madre e a mio padre ero ammutolito. In verità tutti erano sconvolti tranne mio padre. Avevo l’impressione che quasi gioisse. Poi lo vidi entrare subito in bagno. Diceva di dover fare una chiamata urgente. Il nonno lo seguì sospettoso.
Quando lo vidi tornare mi prese in disparte e mi disse che c’era qualcosa di strano. Aveva sentito papà che parlava con l’allenatore di esami delle urine. Tobia e Bianca mi suggerirono di controllare papà e si offrirono di aiutarmi. Tobia è un genio del computer e propose di controllare la posta elettronica di mio padre. Ci chiudemmo nello studio, mentre il telefono cominciava a squillare all’impazzata. Tobia si mise al lavoro. Con Bianca invece cercai di trovare una scusa per poter controllare i messaggi sul cellulare di mio padre. Uscimmo dallo studio, lasciando Tobia a controllare la posta. Potemmo vedere che, mentre mia madre e mio nonno si davano da fare per rispondere ai giornalisti che telefonavano, mio padre alla porta ascoltava i vicini che erano venuti per darci un po’ di sostegno. Era il momento giusto per prendere lo smartphone di papà. Cercammo di controllare i messaggi mandati e inviati dall’allenatore. Mio padre non aveva mai amato il ciclismo. Mio nonno infatti grande amante di questo sport aveva corso il giro d’Italia e spesso in giro per le competizioni sportive aveva trascurato la sua famiglia a detta di mio padre. Poi c’era stato quel maledetto incidente che aveva cambiato per sempre la sua vita e quella della sua famiglia. Correndo il nonno era caduto e aveva fatto un incidente lesionandosi la spina dorsale. non aveva bisogno della sedia a rotelle, ma si muoveva con grande difficoltà. Dopo l’incidente erano cominciati i problemi: prima economici, poi nei rapporti con i compagni che lo prendevano in giro perché il padre era un menomato. Aveva dovuto lasciare presto la scuola per andare a lavorare. Tutto per colpa del ciclismo e poi come se non bastasse anche i suoi due figli avevano cominciato a praticare quello sport.
Sul cellulare trovammo poco e niente. Solo oscuri messaggi su un certo Dellatorre, gregario di mio fratello. Mentre stavamo rimettendo tutto a posto, Tobia ci chiamo dallo studio. Nella confusione generale nessuno aveva notato nulla. Adesso era tutto chiaro: era stato papà ad incastrare Uccio. Con l’aiuto dell’allenatore aveva fatto in modo di scambiare le urine di Dellatorre, dopato a sua insaputa, con quelle di Uccio. La sua paura era quella che anche Uccio potesse essere coinvolto in un incidente come quello del nonno. Le mail erano chiare, tutto scritto nero su bianco.
Pensai che era il caso di partire per Parigi. Avevo dei soldi da parte. Sarebbero bastati per l’aereo. Cercai di partire ma prima ne parlai con mio nonno. Dopo un primo momento di smarrimento il nonno decise di chiamare la polizia dicendo di avere informazioni su mio fratello. Quando lo sentii autodenunciarsi del fatto non credevo ai miei orecchi. La verità doveva venire fuori, solo questo riuscivo a pensare.
Uccio tornò a casa. I giornali parlavano solo della nostra famiglia. Rivelai a mio fratello che era tutta colpa di papà. Si arrabbiò molto, ma non perché papà lo aveva incastrato tramite l’allenatore, ma perché il nonno che non c’entrava niente in questa storia era andato in carcere. Andò da papà che confesso tutto. Il litigo durò circa un’ora, fino a quando il telefono squillò. Era l’allenatore. Rispose papà. “ ho saputo cosa è successo a suo padre. Ho deciso di autodenunciarmi e di rivelare il mio ruolo. Mi prenderò tutte le responsabilità. Sono troppo anziano per andare in prigione” disse la voce all’altro capo del telefono.
Dopo l’annuncio dell’allenatore iniziò il linciaggio mediatico. Mio padre non volle rimare fuori e ammise di essere stato lui il mandante. Dovette affrontare un processo e scontare la sua pena. Io ad essere sincero rimasi molto turbato da tutta la vicenda e mio fratello per molti mesi smise di correre. Fu mio nonno a convincerlo a partecipare al nuovo tour de france l’anno seguente. Fu lui che si occupò di fargli da allenatore.
Mosso dal desiderio di rifarsi della precedente gara Uccio si impegnò tantissimo. Io, Bianca e Tobia convincemmo il nonno a portarci a Parigi. In fondo era merito nostro aver smascherato i veri colpevoli!
Tenevamo d’occhio soprattutto le pattuglie della polizia. Mio fratello con la sua squadra per tutto il tour rimase sempre primo. All’ultima tappa, mentre facevo il tifo, proprio vicino al traguardo, mi accorsi che c’era anche papà. Uccio tagliò il traguardo tra le gride di gioia di tutti noi. Quando mi girai per guardare papà, lui non c’era più.
Mi domandai perché fosse venuto. Forse aveva cambiato idea sul ciclismo? Forse voleva farsi perdonare? Forse voleva solo vedere Uccio vincere.
Dal giorno della discussione con Uccio si era chiuso in un silenzio senza senso. Forse la vittoria di Uccio avrebbe riportato tutto come prima. Certamente dalla vicenda tutti avevamo imparato che volersi bene non basta. Bisogna saper mettere da parte il proprio egoismo e rischiare che l’altro corra con le proprie gambe.
(Classe IIB)
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Mio fratello era evidentemente turbato, la paura che la sua brillante carriera potesse finire gli riempiva il cuore. Lui non si sapeva spiegare come il test anti-doping avesse avuto un risultato positivo. Altrettanto preoccupati erano i nostri genitori velocemente presero un’importante decisione: partire per Parigi. A tale decisione, presi parte anche io. Prenotando una stanza in un piccolo albergo a tre stelle nella periferia della capitale francese ed immediatamente preparammo i bagagli. Lo stesso pomeriggio partimmo da Firenze e circa due ore dopo ci ritrovammo nello scalo desiderato. Arrivati nel nostro albergo, mia madre fece una cosa per lei, molto inconsueta, lasciò le sue valigie a terra e prese il telefono: voleva chiamare Uccio. Una voce così disperata da non sembrare quella di mio fratello, rispose al richiamo della mamma:
-Uccio, figliolo! Dimmi che non è vero quello che dicono in televisione!!
-Mamma, non posso parlarti ora, mi trovo nella stazione di polizia di Sedan e comunque la risposta è quella più ovvia, non è colpa mia! Non preoccuparti, tu papà e Valerio continuate a fare la vita normale
-Veramente Uccio siamo tutti a Parigi per te e per sistemare la situazione.
-Cosa! Non dovevate! Ma ora che so che anche Valerio è qui mi sento molto meglio! Ha finito gli studi per diventare carabiniere?
-Sì lui ha finito. Ora ti saluto figliolo. Ci vediamo domani a Sedan.
La faccia di mia madre era ancora turbata anche se il solo parlare con suo figlio sembrò averla resa più tranquilla rispetto a prima. Ciò mi ricordò quando io e Uccio eravamo piccoli e lei si preoccupava quando ritornavamo tardi a casa.
La mattina dopo facemmo velocemente colazione e con una macchina noleggiata, partimmo per il paesino francese. Appena arrivato nel paesino abbandonai con i bagagli e decisi di andare direttamente in centrale e dopo ore di discussioni e trattati riuscii ad ottenere un piccolo ruolo nel caso e quindi parlare con Uccio. Entrato nella sala degli interrogatori trovai seduto mio fratello davanti ad un tavolo di ferri, spettinato e molto provato. Appena mi vide, i suoi occhi si illuminarono di speranza. Incominciai con il salutarlo e abbracciarlo come facevamo da piccoli, la prima domanda fu:
-Chi sono le ultime persone che hai incontrato prima dell’ultima gara?
Ricevetti come risposta una sola e unica frase:
-Ho visto solamente il mio allenatore, ma lui è troppo onesto passarmi anabolizzanti.
L’interrogatorio terminò in poco tempo, ma volevo turbare di più Uccio. La mia attenzione invece passò all’allenatore di mio fratello, Giosuè. Lui era un uomo di mezza età, con un carattere autoritario simile a quello di un generale dell’esercito, uno di quelli dei film americani. Lo trovai nella palestra. Giosuè era seduto in un angolo isolato con le mani intrecciate messe tra i capelli neri brizzolati. Non feci in tempo a porre la prima domanda che una frase secca gli uscì dalla bocca:
-Non so chi lui sia! Ma non sono stato io né Uccio!
Provai a proseguire con altre domande, ma fui nuovamente interrotto dal capitano di polizia di Sedan seguito dalla scientifica. Uscii immediatamente senza pronunciare parole. Pieno di domande tornai nell’alloggio che avevo trovato per me e per i miei genitori. Lì, loro mi aspettavano per parlare dei miei risultati. Amareggiato, quella sera, non ebbi voglia di parlare.
L’indomani mattina la scientifica francese mi portò i risultati dei test che avevano fatto su Giosuè e Uccio. L’unico risultato positivo riguardò una piccola borraccia con un particolare adesivo a forma di mongolfiera: Uccio era ancora il primo sospettato ed il suo allenatore era il secondo. Ero comunque convinto che mio fratello non si fosse dopato! Continuai con le mie ricerche, mi dovevo sbrigare se volevo che Uccio potesse ripartire e vincere il tour. Per tutta la mattina rimasi rinchiuso nella piccola camera d’albergo, non feci colazione e non ebbi contatti con nessuno, il mio unico pensiero era quello di dimostrare l’innocenza di Uccio e mandare in carcere chiunque l’avesse incastrato. Dopo ore passate per trovare le prove decisi di accendere la televisione e con il mio francese un po’ disastroso, ma con una vista da falco, notai un’innata contentezza nel volto di Francois Boucher, secondo classificato a soli sei secondi dal conquistare la maglia gialla dunque se Uccio non fosse partito lui avrebbe vinto. Lì ricevetti l’illuminazione: decisi di guardare la replica dell’ultima tappa. I miei sospetti furono confermati: in uno scambio di borraccia come quello tra Bartali e Coppi del 1952 vidi Francois mentre consegnava l’oggetto incriminato nelle mani di Uccio. Dopo aver finito di esaminare gli ultimi minuti del filmato, mi infilai i primi vestiti che trovai e partii per la stazione di polizia. Gli mostrai, il più velocemente possibile, tutte le prove agli agenti che concordavano con me: quel ciclista aveva cercato di far passare mio fratello Uccio come un dopato ed il suo allenatore Giosuè come un corrotto. L’ultima tappa per me in questa vicenda fu, con immensa soddisfazione, mettere le manette a Francois, che disse:
-io volevo solamente vincere, non rovinare Uccio.
Per me si concluse qui la vicenda ed Uccio, finalmente libero da ogni accusa, poté continuare a pedalare. Per il mio adorato fratello la vittoria fu quasi scontata e riuscì a tornare nel suo paese in collina da maglia gialla 2015.
(Michele Cianfriglia, Valerio Ronci, Daniele Denni, Simone Tulini, Alessandro Mastrogiacomo, IIIA
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l mio nome è Aaron Maslem. Mi piacerebbe condividere la mia testimonianza a tutte le persone in questo forum cos ho mai pensato che avrò la mia ragazza e lei significa molto per me. La ragazza voglio ottenere sposarmi Left 4 settimane per il nostro matrimonio per un altro uomo, quando ho chiamato lei non ha mai risposto alle mie chiamate, mi ha cancellato il suo Facebook. quando sono andato al suo posto di lavoro, ha detto il suo capo e tutti nel suo ufficio che non ha mai voluto vedermi. Ho perso il lavoro a causa di questo cos non ho potuto ottenere più me stesso, la mia vita era a testa in giù e tutto ciò che non è andato liscio con la mia vita. Ho provato tutto quello che potevo fare per avere la schiena, ma non tutto ha funzionato fino a quando ho incontrato un uomo quando sono in viaggio in Nigeria per eseguire alcune operazioni commerciali, è stato lo sviluppo di alcuni anni fa. Gli ho detto che il mio problema e tutti sono passati attraverso nell'ottenere la schiena e come ho perso il lavoro. mi ha detto che mi aiuterai. non credevo che, in primo luogo, ma ha giurato che mi aiuterà fuori e lui
RispondiEliminami ha detto che il motivo per cui la mia ragazza mi ha lasciato e mi ha anche detto alcuni segreti nascosti. Sono rimasto sorpreso quando ho sentito che da lui. ha detto che lancerà un incantesimo per me e vedrò i risultati nel prossimo paio di giorni. poi io viaggio in America il giorno dopo, ho chiamato quando tornai a casa e ha detto che è occupato lanciare questi incantesimi e ha comprato tutti i materiali necessari per gli incantesimi, ha detto sto andando vedere i risultati positivi nei prossimi 2 giorni è Giovedi. La mia ragazza mi ha chiamato esattamente 12:35 il Giovedi e scuse per tutto quello che aveva fatto, ha detto, non ha mai saputo quello che stava facendo e il suo comportamento improvvisa non era intenzionale e ha promesso di non farlo di nuovo. è stato come un sogno, quando ho sentito che da lei e quando abbiamo finito la chiamata, ho chiamato l'uomo e lo ha detto mia moglie ha chiamato e mi ha detto che non ho ancora visto nulla. Ha detto che riceverà anche il mio lavoro in due giorni di tempo. e quando il suo Sabato, mi hanno chiamato al mio posto di lavoro che dovrei
riprendere il lavoro il Lunedi e gonna mi compensare il limite di tempo hanno trascorso a casa senza lavorare. La mia vita è tornare in forma, ho la mia ragazza e siamo felicemente sposati ora con i bambini e ho il mio lavoro troppo indietro, quest'uomo è davvero potente. se abbiamo un massimo di 20 persone come lui nel mondo, il mondo sarebbe stato un posto migliore. Ha anche aiutato molti dei miei amici per risolvere molti problemi e sono tutti felici ora. Metto questo al forum per qualcuno che è interessato a incontrare l'uomo per aiuto. lo si può spedire in questa e-mail; priestebafortaresolutionshrine28@yahoo.com non posso dare il suo numero cos mi ha detto che non vogliono essere disturbati da molte persone in tutto il mondo. ha detto la sua e-mail è a posto e lui 'sarà risposto a tutte le e-mail asap..hope lui ti ha aiutato fortuna too..good la sua e-mail; priestebafortaresolutionshrine28@yahoo.com